Reunion dei Club Dogo: diamoci tutti una bella calmata
Era nell'aria, adesso è ufficiale: i Club Dogo tornano insieme anche se non è ben chiaro cosa ci aspetta. Snoccioliamo qualche riflessione a bocce ferme.
Fra addetti ai lavori si sapeva che stava per succedere qualcosa, il ritorno dei Club Dogo era solo un rumor, poi sempre più insistente fino alla notizia ufficiale delle ultime ore.
Oggi abbiamo un profilo Instagram, un trailer dalle vibes stile Gotham City, con tanto di sindaco di Milano a far cammeo, volantini e striscioni in giro per la città ma soprattutto una data, quantomeno indicativa: 2024.
Non si sa molto altro, c’è chi parla di nuovo album, chi di reunion per un evento unico, chi di una serie di concerti celebrativi. L’effetto nostalgia ha sta dando un boost incredibile al tutto ma questo ritorno dei Club Dogo a 10 anni di distanza mi porta ad alcune riflessioni e interrogativi.
Bello tutto ma proviamo a sviscerare la questione con più lucidità, al netto dell’entusiasmo collettivo già incontenibile. Io sono felice della reunion ma anche cauto e scettico. Andiamo con ordine.
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Cosa se ne fa Guè di una reunion dei Club Dogo?
La prima domanda che mi sorge riguarda il più attivo e prolifico dei tre, ovvero Guè: alla luce di tutta la sua produzione solista cosa potrebbe mai trarre dal ricongiungimento (ufficiale) con i suoi soci?
Ha all’attivo dieci anni di album e collaborazioni di ogni genere (compresa quella con Bello Figo, mannaggia il cazzo) e una data live all’Ippodromo di Milano davanti a 80.000 cristiani. Tutto quello che poteva fare l’ha già fatto. Dei 3 membri dei Club Dogo è quello con il miglior rapporto quantità/qualità, il che non mi sembra affatto poco.
Facendo seguito alla vena imprenditoriale del maestro Fini, non fatico a credere che abbia ricevuto un’offerta di quelle che non si possono rifiutare. Come dargli torto? Escludendo l’aspetto meramente economico non trovo altre ragioni per spingere Guè verso il ricongiungimento con i suoi soci storici.
Jake saprà tenere testa?
Secondo interrogativo: Jake La Furia, oggi, può tenere testa a una macchina da guerra come Cosimo che sforna dischi con tale continuità e qualità?
La produzione solista di Jake La Fura è debole, Musica Commerciale e Fuori Da Qui non hanno brillato, il riscontro di pubblico e critica non è stato così positivo. Aggiungiamoci una serie di singoli estivi e cazzari a diluire il tutto, con i quali si sarà pagato le bollette ma parliamo sempre di materiale di dubbio gusto e non all’altezza del nome di Jake La Furia.
La ripresa in questo senso arriva negli ultimi 2-3 anni a partire dal joint album con Emis Killa. Qui abbiamo un Vigorelli sicuramente più in forma. Ferro Del Mestiere, pubblicato l’anno scorso, si è rivelato lo stesso non indimenticabile.
Sempre sul fronte della sua sola discografia solista, va aggiunto che Jake La Furia, ad oggi, non ha un suo vero e proprio pubblico. E questo suggerisce come il ricongiungimento con Guè possa dare lui nuova linfa. Anche qui, come detto in principio, andrei coi piedi di piombo.
Don Joe potrebbe trasformare il disco in rischio
Anche i progetti da solista di Don Joe mi suggeriscono molta cautela. Ora O Mai Più è forse il migliore dei suoi prodotti, eppure troppo avanti per i tempi in cui si è inserito. E non ha avuto il riscontro sperato.
La ripresa arriva con Milano Soprano e tracce di maggiore sostanza come Desert Eagle, Dogo Gang Bang e Guerriero (con Marracash e Venerus, piccola perla). Passiamo poi al recente Don Dada, cui si da il merito di dare spazio ai giovani, rischiare e sperimentare ma con delle produzioni non all’altezza del blasone di Don Joe.
In breve: un album su tre è un po’ poco. Aggiungiamo un altro aspetto importante: ricordi qualche progetto di terzi che lo abbia visto protagonista con produzioni di maggior spessore o una direzione artistica importante?
Insomma, Don Joe è quello che più ha di che guadagnare da questa reunion sotto ogni punto di vista ma, alla luce di quanto detto fino a qui, è l’anello debole della catena in caso di nuovo album dei Club Dogo.
San Siro diventa quasi obbligatorio
Passiamo ora ad analizzare la seconda ipotesi: quella che vorrebbe un live celebrativo o, in alternativa, una serie di concerti. In quest’ultimo caso nulla da dire. Chiudere con un tour mi sembra una cosa buona.
In caso di evento celebrativo unico trovo che San Siro sia d’obbligo: il forum è ormai alla portata anche di artisti con meno storicità di un gruppo come i Club Dogo. Un concerto al Forum di Milano non mi direbbe tantissimo, se penso che ci sono già passati Ernia, Madame, Drillionaire (!!), Massimo Pericolo e avanti così.
Discorso analogo per l’Ippodromo: Guè da solo ha fatto il suo, Lazza as well. Forse anche Marracash, per quanto l’abbia fatto in forma di Festival. Dov’è allora il di più cui possono arrivare i Club Dogo? Ecco perché reputo San Siro quasi obbligatorio per l’esclusività e l’eccezionalità di questo ritorno.
Salmo è riuscito a riempire San Siro pur giocando in trasferta, vuoi che non riescano i Club Dogo sull’onda di cotanto entusiasmo? Parliamone.
La nostalgia ci farà osannare la mediocrità?
Altre riflessione doverosa in questo momento: in un contesto musicale che regala abbondanza di artisti e album facilmente sopravvalutati per via di marketing e narrativa, non vorrei ci aggrappassimo con altrettanta facilità ad un progetto discografico mediocre, gonfiato di amarcord e nostalgia. Uno quando è innamorato vede un po’ quello che vuole.
Due parole sull’incoerenza del pubblico
Ultima, breve analisi: non so se parliamo dello stesso universo e delle stessa linea temporale ma ricordo bene come i Club Dogo in major venissero puntualmente massacrati ad ogni album da una buona fetta del loro stesso pubblico. E dal dopo Che Bello Essere Noi penso la situazione sia andata ancora più a ribasso.
Ecco perché di questo sorriso un po’ amaro sul mio volto. L’incoerenza del pubblico mi mette ancor più a freno nel trattare oggi l’argomento Club Dogo.
Ricordiamo anche come siano passati 10 anni, come la musica sia cambiata nel mentre e per quanto io possa anelare ad un nuovo album senza featuring non è da escludere la mano dell’etichetta discografica nel piazzare le solite pedine come in ogni prodotto là fuori.
Nel dubbio diamoci tutti una bella calmata
Concludo. Bello il ritorno dei Club Dogo. Bellissimo. Tuttavia, come testimonia questo flusso di parole più lungo del solito, gli interrogativi non sono pochi specie per quanto riguarda un possibile nuovo album.
Le criticità e i punti di discussione sono insiti nei membri stessi e nel momento storico attuale. L’invito del sottoscritto è quello di metabolizzare questa notizia e i suoi successivi sviluppi con moderato entusiasmo. Non si sa mai.
Zero feat.