È mai possibile che in Italia nessuno abbia ancora capito un cazzo di rap?
Puntuali come le tasse siamo qui a ripetere sempre le stesse cose sul rap anche quando questo domina le classifiche. Facciamoci due domande.
Siamo all’alba dell’Anno Domini 2024 e in Italia il Rap è ovunque, dicono che sia giunto anche sull’inviolabile sacro palco del Teatro Ariston, al Festival di Sanremo. Pensa te. Nello stesso lasso di tempo dobbiamo constatare che a Emis Killa viene annullato un concerto perché in uno storytelling istiga al femminicidio.
Il Rap domina le classifiche ma nel nostro Paese dobbiamo ciclicamente fermarci a spiegare cos’è e come funziona, ripetendo ogni volta gli stessi concetti, i più basilari.
Siamo davanti alla dicotomia dell’imbarazzo e forse è il caso di iniziare a farsi due domande o tutt’al più darsi due risposte.
Stesse questioni a intervalli regolari
Non mi metto a fare l’elencone di episodi in cui si è puntato il dito su un rapper per i propri testi o altro di correlato perché facciamo notte ma mentre scrivo giunge la notizia di quali sono i big in gara al Festival di Sanremo 2024 e la rappresentanza urban ha un suo peso specifico importante anche quest’anno: Geolier, Dargen D’Amico, Fred De Palma, Il Tre, BigMama e Ghali.
Tenendo proprio il festival della canzone italiana come trait d'union, ricorderai il caso di Achille Lauro per il inno all’ecstasy Rolls Royce, l’anno prima Junior Cally a cui si sono fatte le pulci per il testo di Si Chiama Gioia. Questo senza nemmeno scomodare l’accoglienza di Eminem nei primi anni duemila o il caso di presunto plagio dei Sottotono.
(( Apro e chiudo una parentesi velocissima su Junior Cally: al netto del contesto fiabesco dall’album in cui si inserisce il brano, più che per il contenuto io avrei smadonnato per la banalità lirica del medesimo. ))
Si chiama Gioia, ma beve e poi ingoia
Balla mezza nuda e dopo te la dà
Si chiama Gioia perché fa la troia
Sì per la gioia di mamma e papà
In tempi recenti tocca a Emis Killa per ragioni pressoché identiche. E poi ancora Guè, Sfera Ebbasta e chi più ne ha più ne metta. Insomma, la polemica si spreca ma è sempre la medesima che torna ciclicamente.
E noi ciclicamente perdiamo tempo a spiegare le stesse cose. Mettiamoci il cuore in pace, succederà ancora e ancora e ancora. Con le stesse identiche dinamiche. Un copione già visto e imparato a memoria.
Cos’è il rap?
Quello che non entra in zucca al pubblico medio là fuori è che il rap - quello propriamente inteso e non quello che invece spopola così a buon mercato fra classifiche di dischi venduti che non si sono venduti - è per definizione un genere di protesta, che deve far discutere, che deve smuoverti le budella oltre che far muovere il collo.
Il rap è fatto di metriche, punchline, liriche taglienti: un condensato di citazioni e riferimenti a tutto tondo dall’attualità alla cronaca più nera, alla politica fino a film, serie TV, libri e quanto altro.
Al netto delle sue diverse declinazioni quali storytelling, freestyle, brani più o meno impegnati, banger o altre declinazioni più morbide e da club, è bene ricordare che il rap - alla base - è comunque musica con quei precisi connotati che ho appena evidenziato. Se anche non dice niente, stai pur certo che lo dice con stile.
Mi ricordo quando Fabri Fibra andava in televisione a spiegare il rap
Ricordo che dall'uscita di 'Tradimento' nel 2006, per un po' di tempo a seguire, Fabri Fibra girava per radio e televisione per spiegare il linguaggio del rap agli italiani, oltre al concept e alla storia dell'album stesso.
A distanza di 15 anni dal suo approdo nel mainstream, direi che il livello di comprensione del fenomeno è rimasto praticamente invariato. Mi sbaglio? Altrimenti, non sarei qui a scriverlo.
Cos’è allora quello che domina streaming, classifiche e playlist assortite?
Io resto dell’idea che a dominare gli streaming, le classifiche e quella vagonata di playlist editoriali Spotify più che discutibili sia una versione molto edulcorata di rap. Nel giro di qualche anno si è ridotto:
l’età media del pubblico fruitore
il vocabolario
la durata media dei brani
lo spessore lirico generale
Il tutto in favore di ritornelli orecchiabili da dare in pasto ad un pubblico di minorenni e talvolta minorati per i loro balletti su TikTok. È un po’ come se bevessero vodka con ghiaccio… dopo che si è sciolto il ghiaccio. Spiegherei così la differenza tra il rap propriamente detto e quello che sta spopolando a destra e a manca.
Non molto tempo fa lamentavamo che metà degli studenti a scuola non fosse in grado di superare una blanda comprensione del testo. Oggi quel pubblico fa fare disco d’oro, disco di platino e se gli dai il buonus 18App vinci anche un sold out al Forum.
A titolo esemplificativo, non esaustivo
Permettimi una carrellata di versi da brani rap di tutt’altro stampo, giusto per farti capire che nella mia testa l’idea di rap è molto chiara. Ecco, io sono cresciuto e mi nutro di questa musica, questa cultura, questo linguaggio. E no, non credo sia adatto ad un contesto come quello italiano. Le motivazioni penso di averle chiarite fino a qui.
Detto questo, procediamo.
O me la dà
o finisco come Strauss Kahn
Giso - Cocktailz
Ste stronze si lamentano che vogliono le coccole
Non sono io sessista, siete voi che siete zoccole
Gionni Gioielli - Non È Tempo Per Piangere
Avessi un figlio gay, sicuro lo pesterei
Salmo - Merda In Testa
Se non ti è bastato frate, lo ripeto io
Fotto queste ragazzine da Pulcino Pio
Guarda mamma, senza mani come Bebe Vio
Ernia - Guantanamera
Entro in discoteca con un mitra e ammazzo tutti
Prendo la percentuale sopra i lutti
Metal Carter - Verano Zombie 2
Ti dò mezza busta se mi fai un mezzo busto
Te la dò tutta se ammazzi Barbara D’Urso
Perché io non posso ancora concedermi questo lusso
Fedez - Blasfemia
Devo dire che a rileggere e riascoltare certe barre mi sento molto meglio. Sono un vero toccasana per sopravvivere ai testi dei presunti rapper di oggi che fanno passare lo Zecchino d’Oro per un manipolo di liricisti.
E no, non è un discorso da boomer perché ovviamente ci sono le dovute, rispettate eccezioni ma dando un occhio più generale la situazione non la trovo così rosea come vogliono raccontarmela.
L’arte non deve avere alcun ruolo educativo
Non è la realtà a essere lo specchio della musica ma la musica a essere lo specchio della realtà. L’arte non ha e non deve avere alcun ruolo educativo, non andrei a responsabilizzare in questo modo libri, film, serie TV, musica e qualsivoglia declinazione d’arte.
Quest’ultima deve smuovere le coscienze già formate ed educate. Se non sei in grado di discernere il mondo reale dalla forma d’arte è un tuo problema ed è da ricercare altrove.
Il brano incriminato di Emis Killa (3 Messaggi In Segreteria) è un eccellente storytelling per come è scritto e prodotto. Se ti è piaciuto recupera anche Potevi Essere Tu di Fabri Fibra, dove il maestro Tarducci racconta dell’omicidio di Tommaso Onofri. Per me sono due tracce da pelle d’oca, capaci di proiettare immagini forti dentro di me e riflettere sull’accaduto. Altro che istigazione al femminicidio e quanto altro.
Non vedo nessuno reclamare la testa di Stephen King perché ha ammazzato qualche pischelletto del Maine vestito da clown. Così come io non vado in giro col giubbotto anti-proiettile, cresciuto ascoltando 50 Cent.
Che diamine.
Mi cringio da solo a scrivere certa roba.
Se non lo sapevate, adesso lo sapete (conclusioni)
Alla luce del problema odierno, che soluzioni abbiamo? A detta del sottoscritto, sinceramente, non vedo possibilità di cambiamento perché trascende la musica e qualsivoglia forma di comunicazione. E non basta una newsletter per andare a discuterne.
Prendiamo atto che il rap in Italia è ancora appannaggio di pochi, almeno quello propriamente detto. Al grande pubblico Italiano arriva una versione molto più light e gli si offre convinzione che si tratti di rap, poi alla prima occasione siamo punto e a capo.
Tutto questo è preoccupante perché a distanza di 15 anni non vi è ombra di passi avanti in questo senso. Il rap e l’arte più in generale non devono essere strumento di educazione ma essere piuttosto la cartina tornasole di una società che esterna taluni problemi. Ed è preoccupante che non venga data risposta da chi di dovere.