Red Bull 64 Bars sta invecchiando bene?
Un format fresco che mette al centro il rap fatto un certo modo e che finisce per essere un'altra idea succube (o quasi) delle solite dinamiche. Forse è il caso di parlarne.
Forse non lo ricordi ma il primo, vero Red Bull 64 Bars vede protagonista al microfono Ghemon, su una produzione di Andry The Hitmaker. Siamo intorno al 2018. Nessuno si aspetta di risentire Ghemon rappare come i vecchi tempi, tantomeno su una strumentale di quel genere.
Io impazzisco al primo ascolto, mi gaso e mi dico che con queste premesse c’è ancora speranza di far arrivare il rap di un certo tipo ad un pubblico più grande.
Spoiler: col senno di poi non va esattamente così ma questo può dircelo solo il tempo. La riflessione di oggi, al netto del 64 Bars Live a Scampia di questi giorni, è che il format scricchioli un po’ da diversi punti di vista.
Ricorda, tutto quello che leggi (o ascolti) da queste parti è una bugia.
Compresa questa.
In cosa consiste 64 Bars?
L’accostamento dei due artisti nell’episodio pilota mette bene in chiaro le peculiarità del format e la mission: combo imprevedibili e inaspettate tra rapper e producer con l’intento di mettere al centro il rap fatto come Dio comanda.
Accantoniamo i ritornelli una volta tanto e concentriamoci su ciò che è di competenza del rapper: le barre. Punto. Amen. Finis.
Gira male se l'adrenalina cade
Tu tiri una linea, ma hai le sinapsi bruciate
La bamba ti serve se no il tuo concerto è un funerale
E tu sul palco sei più morto di quanto sia Ritchie Valens
Partecipazioni discutibili e dove trovarle
Con il passare degli episodi e un leggero rebranding (Red Bull Droppa) ecco piovere nel format nomi che lasciano più che perplesso:
Madame
Rose Villain
Blanco
Carl Brave
Fermi tutti, devo essermi perso qualcosa. Credevo volessimo riportare il rap al centro di tutto. Forse sto esagerando io, non lo so. Andiamo ancora avanti.
Per fortuna c’è un’ulteriore considerazione da fare, legata a queste partecipazioni: siamo davvero davanti ad una tale scarsità di rapper nella scena italiana da dover reclutare chi - di fatto - è un po’ fuori orbita come i sopracitati o, addirittura, dover coinvolgere due volte Guè, due volte Lazza, due volte Ernia e ben tre volte Marracash?
Meno male che sono un loro grande estimatore, altrimenti mi verrebbe quasi da pensare che qualcuno in casa Red Bull è già a corto di idee oppure, da bravo complottista quale sono, penso ci sia sotto qualcosa che mi sfugge. Meno male che in questa blog-letter è tutto una bugia.
Cosa c’è di così imprevedibile o inaspettato?
Veniamo ora ad altri episodi:
Emis Killa e 2nd Roof - hanno sempre collaborato
Dani Faiv e Strage - idem come sopra
Guè e Shablo - si conoscono da quando non c’era vita sulla Terra
Geolier e Luchè - non mi sembra una collabo così trascendentale
Noyz Narcos e Sine - qualcuno ricorda l’album Guilty, per caso?
Ernia e SIXPM - hanno già collaborato in passato
Salmo e Luciennn - lavorano insieme da sempre, dovrei sorprendermi?
E aggiungo, per quanto riguarda il caso di Salmo, che lo reputo uno dei migliori 64 Bars in circolazione anche per merito della produzione di Luciano.
Fatto sta che gli esempi iniziano a essere tanti. Cosa c’è di inedito, imprevedibile, inaspettato in tutto ciò? Assolutamente nulla. Sono tutte tracce fighissime, per l’amor di Dio, ma il format è andato un po’ a farsi benedire o sbaglio?
Proviamo a unire i puntini
Riprendo altre accoppiate per spiegarti un po’ il dietro le quinte, cose note ma solo agli addetti ai lavori tali per cui non c’è davvero nulla di nuovo:
Rose Villain e Young Miles - stessa agenzia di booking e management
Nitro e Young Miles - come sopra
Guè e Shablo - di fatto lo stesso entourage
Madame e BAIS - stessa label e publishing
Insomma, l’impressione è che ormai il fattore sorpresa alla base di Red Bull 64 Bars abbia lasciato spazio alle normali (solite) logiche extra-musicali governate da network di contatti e quanto altro.
E avrò modo di approfondire in altri capitoli così che sia più chiaro anche a te perché certe cose succedono.
Red Bull 64 Bars sta invecchiando bene?
Concludo. Red Bull 64 Bars (o Red Bull Droppa, che dir si voglia) è partito forte, anzi fortissimo ma invecchiato male. Resta un format dal grande potenziale che però, nel tempo, ha un po’ perso la sua mission principale trascurandola e lasciandola in mano a dinamiche meta-musicali. Bravo ma non si applica, quantomeno non come prima. Fammi sapere nei commenti se sei d’accordo con me.