Salmo e Noyz Narcos - Cult (doppia recensione)
Proprio così: non una ma due recensioni del joint album di Salmo e Noyz Narcos, scritte di mio pugno. A te decretare quella autentica.
Non ho ancora dato un nome a questo format ma è semplice: due recensioni, diciamo opposte, frutto della stessa penna, la mia. Sta a te valutare quella autentica.
L’idea di fondo di questa blog-letter è dubitare di tutto e quale migliore occasione di una recensione per dubitare in primis della mia stessa parola?
Salmo e Noyz Narcos con il loro joint album Cvlt sono le prime vittime del format.
© foto di copertina - Federica Parmigiani
Recensione #1
Il fatto che sia un cult non vuol dire che debba essere (anche) un capolavoro
Qualcuno potrebbe confondere cult con capolavoro e accontentarsi del fan-service accorpato in questo joint album di Salmo e Noyz Narcos, facendosi andare bene anche un discreto numero di punti deboli che emergono nel giro di qualche ascolto.
Nessuno dei due va oltre il compitino ed entrambi riescono a farsi eclissare un intero disco da una sola strofa di Marracash. Persino Kid Yugi nella title track risulta più in forma nonostante ci venga proposto ovunque e nonostante pare abbia scritto la strofa con Netflix aperto davanti.
Aggiungiamo l’infilata di Coez e Frah Quintale a macchiare (male) di sequel una traccia di Noyz Narcos che nella sua atipicità è riuscita a fare bene e conquistare un pubblico perennemente assetato di sangue (in tutti i sensi).
Aggiungiamo che tante tracce non arrivano a fare due minuti di rappato (Brujeria, Nightcrawlers), a testimoniare che forse - al netto delle barre volte solo ad arricchire l’immaginario - le cose da dire non erano poi così tante. Da qui la domanda: perché diluire fino a questo punto?
Avessi 18-20 anni sarei indubbiamente più gasato da un lavoro del genere, purtroppo ho qualche primavera in più addosso, quanto basta per riflettere sul fatto che due dei miei artisti preferiti nel panorama rap italiano si sono uniti in un album che non lascia poi molto. Quasi sprecato il lavoro svolto in regia da Sine e Luciennn.
Al netto del compitino da ambo le parti, non metto in dubbio questo album diventi davvero un cult per il rap italiano se consideriamo il peso specifico di Salmo e Noyz Narcos presi singolarmente.
È anche vero, purtroppo, che cult non è per forza sinonimo di capolavoro. Di fatto, credo si sia persa un’occasione importante per accostare Santeria a Brujeria.
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Recensione #2
Il fatto che non sia un capolavoro non significa non possa diventare un cult
In un mare di nuove uscite che durano quanto un gatto in tangenziale, in mano a cloni di copie e copie di cloni con lo spessore lirico dello Zecchino d’Oro e nel pieno di un trend - quello dei joint album - invecchiato male prematuramente, il disco di Salmo e Noyz Narcos resta comunque una buona dose di aria fresca di cui il rap italiano aveva bisogno, il sottoscritto prima di tutti.
Trovo diversi buoni spunti su cui riflettere. Cominciamo smarcando un punto su cui penso saremo tutti d’accordo: Marracash eclissa il resto del disco con una sola strofa, aliena.
Salmo restituisce un po’ di sana cattiveria ad un Noyz Narcos che avevo lasciato fiacco e quasi poco motivato, specie nell’ultimo lavoro solista Virus.
Noyz Narcos riporta Salmo - per certi versi - alle origini più crude e sperimentali un po’ sotto tutti i punti di vista anche se ci sono alcuni passaggi del nuovo Salmo, quello più Cringe che ancora persistono: Ho tutti i difetti ma non sono dell’Inter. 🤦🏻♂️
Noyz Narcos porta in regia Sine, storico producer con più esperienza, Salmo lancia (nuovamente) un più giovane Luciennn che ci regala gli episodi più freschi a livello sonoro come Nightcrawlers, Anthem o Grindhouse.
Scampato il pericolo Night Skinny alle produzioni, che non è affatto poco, ci tocca la tassa Kid Yugi (ormai Kid Prezzemolo) e quella della premiata ditta Coez/Frah Quintale, quanto basta per ricordarci che i sequel difficilmente sono all’altezza di un primo capitolo.
Nel complesso è un buon disco. Forse un po’ pesante, con qualche traccia in meno scorrerebbe molto meglio e si lascerebbe apprezzare a pieno. Sia Salmo che Noyz Narcos non fanno nulla di più di quello che ci si aspetta da loro e tutto sommato va bene lo stesso. Il fatto che non sia un capolavoro non significa non possa comunque diventare un disco cult del rap italiano. Ai posteri l’ardua sentenza.
Si conclude qui la demo del format a doppia recensione. Sì, lo so, c’è già qualche magazine che fa qualcosa di molto simile. Qui però si tratta della stessa penna a scrivere in entrambe le occasioni. Fammi sapere la tua rispondendo all’e-mail, mandandomi un messaggio su Instagram o WhatsApp se ci conosciamo fino a questo punto ma nel dubbio… spargi il verbo!
Bell’idea. (Disco dimenticabile nonostante l’assenza di Skinny)
Concordo. Al netto dei difetti uno dei progetti più interessanti dell'anno