Se la tua carriera riparte da un singolo con Spender forse il tuo entourage non ti vuole poi così bene
No, davvero: se il meglio che sai tirare fuori per rilanciarti sono due singoli così così, un dissing al tuo ex fidanzato e un singolo con Spender... non lo so, Ric.
Noi ridiamo e scherziamo: si dice così di solito, no? Peccato che qui non ci sia un cazzo da ridere né da scherzare ma da riflettere. E una bella secchiata di considerazioni sulla discografia e il chi, il cosa, il come e il perché che vi gravita attorno arrivano dall’annuncio del nuovo singolo di Beba con Spender, uno degli scarti del rap nostrano gentilmente (ma neanche troppo) rifilatici dalla serie TV Netflix Nuova Scena. Yabadabadoo.
Neanche il tempo di porcotroiare per la firma di Bello Figo in major (speravo de morì prima, direbbero i fedelissimi di Totti) o il soufflé di sterco di Brontosauro cucinato da Niky Savage con il suo ultimo EP (se fosse davvero l’ultimo andrei a festeggiare lo scudetto dell’Inter, ndr) che devo ritrovarmi paralizzato dalla rabbia per questa scelta consigliata/non sconsigliata da Jake La Furia e i suoi araldi per la loro assistita Beba.
Rispondo subito alla domanda che stai per farmi: sì, a me Beba piace e piace assaje e sono (ero?) convinto che abbia tutte le carte in regola per prendersi la sua fetta, il suo spazio nel gioco del rap. Certo è che se questo è il massimo che sanno suggerirti, cara Roberta, non devono volerti poi così bene.
Riassunto delle (non indimenticabili) puntate precedenti
Dove eravamo rimasti con Beba? Con il rap porta a casa qualche partecipazione e collaborazione importante nel pre *ovid (che nel suo caso diventa il pre-Anna o pre-Bando, se vogliamo): featuring con Lazza, strofa nel Machete Mixtape 4, partecipazione al Red Bull 64 Bars.
Peccato che il rap sia un ambiente maschile e maschilista e il Patriarcato e questo e quello e quell’altro. Svolta più pop, vai di Crisalide. Disco che non viene preso in considerazione da nessuno, nemmeno dallo stesso entourage dell’epoca di Beba, ovvero Island/Universal.
Passate le tribolazioni vocali, amorose e non, veniamo ai giorni nostri. Passaggio a Sony Music e affiancamento di Jake La Furia dei Club Dogo come management e direzione artistica. Insomma, si torna dove (tutto sommato) si è stati bene: al rap.
Questo ritorno, questo coming back (cof cof cof, questa retromarcia, cof cof cof) segna i primi passi del rilancio artistico di Beba.
Dentro Di Me
La mia preferita tra le ultime uscite di Beba: c’è tanta sostanza sia come contenuto che come messa in rima. E il cambio beat in questo contesto è molto azzeccato. Il pezzo ha un gran bel mordente, lascia ben sperare per il futuro.
Mood Blu
Troppo canterina, poco incisiva. Sicuramente un passo indietro rispetto al singolo precedente, più graffiante e grintoso.
1 2 3
La tripletta si chiude con 1 2 3, singolo che non è male ma nemmeno nulla di trascendentale. Va bene per TikTok ma senza la narrazione del gossip passerebbe più in sordina.
Il rap è un genere maschile e maschilista e il Patriarcato e su e giù, se però si possono grattare due streaming in più con un dissing all’ex fidanzato (Gabriele Anakin, ndr) allora va bene lo stesso (cit.)
La concorrente Anna Pepe (?) è in formissima
Nel mentre la concorrenza, Anna Pepe nello specifico, è in formissima e ha già cacciato fuori due singoli tra cui un buon pezzo con il sempre-in-hype Lazza e una traccia estiva per il suo pubblico di riferimento.
Per quanto io non sia il target, diamo a Anna quel che è di Anna. Lavora bene, con continuità, mosse ponderate e azzeccate sia in termini solisti che di featuring e partecipazioni.
![](https://substackcdn.com/image/fetch/w_1456,c_limit,f_auto,q_auto:good,fl_progressive:steep/https%3A%2F%2Fsubstack-post-media.s3.amazonaws.com%2Fpublic%2Fimages%2F9013c657-3a55-40f6-8e84-6e46646d9a38_730x509.jpeg)
Come ho già detto in occasioni più puntuali: il lavoro del team dietro c’è, si vede e sta ripagando l’investimento. Ora sono sicuro che si andrà ad intensificare il tutto in ottica magari, di un album ufficiale.
Nel mentre Beba, che dovrebbe essere l’apripista del così detto rap al femminile, che dovrebbe avere fame e artigli belli lucidati a’ la’ Wolverine, sta cento passi indietro in alto mare sotto tanti punti di vista. Direzione artistica in primis.
Per approfondire: Anna è davvero la migliore rapper in Italia?
Dai, seriamente: Spender?!
Davanti ad una concorrenza che vola spedita, non sarebbe il caso di rispondere… per le rime? Anna rappresenta la rapper da battere ma solo sulla carta perché al momento non c’è partita, non c’è competizione. E nemmeno volontà di provare a competere, a quanto pare.
Al netto di questo, mi sembra abbastanza chiaro che davanti ad una carriera da rilanciare se non addirittura ricostruire, si debba andare a lavorare parecchio sulla sostanza e sulla credibilità del personaggio. Non so quanto giovi a Beba andare ad accostarsi a chi non sapevamo chi fosse finché non è andato a fare il pirla su Netflix. Perché è così che ne è uscito.
Vogliamo metterla sul piano del LOL? Vogliamo buttarla in caciara?
Il problema della discografia e del dire le cose come stanno
La scelta di un singolo con questo tipo di approccio e di collaborazione fa piovere perplessità e credo dica molto sull’ambiente della discografia.
Parliamoci chiaramente e proviamo a sviscerare due casistiche differenti.
Nel primo caso l’artista non è padrone della propria arte ma è pilotato dalla label, dal management, dall’entourage, dall’A&R di turno e le loro fantasmagoriche idee. Mi immagino 5, 10 persone attorno all’artista e l’idea migliore che questi sanno partorire è un featuring - come detto prima - buttato in caciara con lo scarto della nuova scena che senza quella serie TV lì era nel dimenticatoio e lì rimaneva?
Tutto qui quello che sanno consigliare i capoccioni della discografia?
Ribaltiamo il ragionamento. Immaginiamo che l’artista sia effettivamente padrone delle proprie scelte musicali e non. Il team di lavoro che lo guida e consiglia nella direzione artistica non dice nulla davanti a un’idea simile?
Possibile che nessuno abbia il coraggio di alzare la mano e domandare ad alta voce «Signori, ma non stiamo facendo una gran bella stronzata»?
Io sono fermamente convinto che se ci si dicesse in faccia come stanno le cose e come la si pensa davvero allora molti singoli, album o collaborazioni rimarrebbero in hard disk a fare la muffa.
Sembra sempre più evidente, invece, come l’omertà la faccia da padrona nella discografia (così come nell’editoria) e si preferisca assecondare e tacere, pur non pestare i piedi a nessuno e tenersi buono il posto.
Lo yes-man resta a galla e sopravvive, chi dissente viene tagliato fuori e poco importa quanto educato sia il contraddittorio, poco importa se il dissenso - passami il termine - nasca a favore di / per amore della musica.
È quel circolo vizioso che alimenta musica di sempre più dubbia qualità, artisti di sempre più infimo spessore, caratura
e valore.
E quei magazine e siti di settore che dovrebbero poi fungere da diga e rimandare certa roba al mittente, finiscono invece con l’essere foraggiati per dopare il tutto a suon di marketing e narrazione. Tanto il pubblico se la beve. Forse.
Leggi anche: qual è il ruolo dei magazine e dei siti di settore?
Conclusioni
Tutto questo sproloquio nasce da una mia genuina incazzatura davanti alla notizia di un ennesimo caso in cui sembra che alla musica non pensi più nessuno. L’esempio è quello di Beba, un’artista che a me musicalmente piace molto e sono contento che sia tornata al rap.
È altrettanto vero che deve rimettere insieme i cocci di una carriera mai iniziata, ripensare al proprio percorso artistico. In altre parole, ricominciare da capo. Si dice sempre che c’è e ci deve essere dietro un lavoro di squadra ma scelta sciagurate come quella di un singolo con Spender mi fanno pensare che i primi che non sanno che pesci pigliare sono proprio i capoccia di questo mondo.
E chissà che invece non sia io a sbagliarmi in toto.
Ai posteri l’ardua sentenza.